Crimini di guerra


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Un pezzo nascosto di storia italiana del Novecento

4 settembre 1941: Direttive del Comando dell'XI Corpo d'Armata per stroncare le azioni dei ribelli

COMANDO XI CORPO D'ARMATA

P.M. 46, li 4 settembre 1941 - Anno XIX

Ufficio operazioni
N. 02/7734
OGGETTO:Azione di elementi ribelli in territorio Sloveno.

AL COMANDO DELLA 2^ ARMATA                       POSTA MILITARE

  Sulla base dei recenti avvenimenti e di indagini compiute dai Comandi di G.U. dipendenti, la situazione in Slovenia si può così concretare:
  Data la difficoltà di ottenere fruttuosi risultati con il sabotaggio delle linee ferroviarie e telefoniche (in due mesi, ad onta dei ripetuti tentativi, nessun treno è deragliato e qualche sabotatore di linee telefoniche ci ha lasciato la vita) si è ora iniziata una serie di attentati non più alle cose, ma alle persone.
  Ne sono indici indiscutibili e recentissimi:
  - il lancio di una bomba a mano contro l'abitazione di un ufficiale del I battaglione di XXI settore di copertura;
  - i colpi di arma da fuoco sparati contro la sede dei CC.RR. di Turiak;
  - l'aggressione con armi da fuoco alla pattuglia in servizio di vigilanza lungo la linea ferroviaria, nei pressi di Verconico;
  - l'uccisione a S. Vid - Pri Sticni del S.Ten. ZANINI Livio e del soldato MATTIOLI Giuseppe della Div. "Isonzo" durante il loro servizio di ispezione notturna alla linea ferroviaria;
  - la deposizione di una bomba a percussione sul davanzale di una finestra dell'abitazione di due agenti sloveni.

  Sento pertanto il dovere di prospettare a cotesto comando che, per far fronte alla situazione eccezionale creatasi in questa Provincia, e che non ha riscontro in alcun'altra provincia del Regno (esistenza di nuclei armati che agiscono con audacia, ferocia e disprezzo della vita, sabotaggi a linee ferroviarie, telefoniche e telegrafiche; aggressione contro militari ed agenti di P.S.; sputi contro ufficiali e sentinelle; intensa propaganda sovversiva), sono indispensabili provvedimenti eccezionali:
  - preventivi: ostaggi, estensione per la responsabilità per atti criminali alle autorità locali ed agli abitanti della zona;
  - repressivi: pene capitali, immediate, sul luogo stesso del delitto e senza seguire lunghe procedure giuridiche.
  Con l'astuzia che usano i delinquenti, la conoscenza perfetta della zona da parte loro, la vicinanza alla frontiera che valicano facilmente nei luoghi dove la sorveglianza non può essere estesa ed efficace, con la sicura omertà di gran parte della popolazione, l'abbattimento sul posto dei malfattori è difficile. E ciò per quanto siano stati dati ordini chiari in proposito, per quanto il nostro servizio sotto l'aspetto del cogliere sul fatto i colpevoli migliori sempre più.
  Però a qualche risultato si è giunti, il ferimento di qualcuno dei sabotatori (uno è stato ucciso colle pinze tagliafili telefonici in mano e dopo il taglio delle linee), l'arresto di parecchi individui nelle cui case, dopo accurati rastrellamenti, sono state trovate armi ed esplosivi, l'arresto di insultatori. Fra tutta questa gente vi sono elementi indubbiamente passibili - per la evidente contravvenzione ai bandi, alle leggi, ecc. - di punizioni che siano chiari esempi e moniti per gli altri; se si potesse darlo questo esempio, anche a costo di accentuare la severità si otterrebbe, ritengo, qualcosa di più in linee di sicurezza generale, di riduzione degli atti di sabotaggio e di limitazione dei delitti freddamente compiuti.
  Solo così - a mio parere - si potrà indurre la popolazione, che ritengo per buona parte tranquilla e non decisamente ostile, se non a cooperare per la cattura dei ribelli, almeno a separare la propria responsabilità da quella dei facinorosi e non a facilitarne ulteriormente - coi rifornimenti, col silenzio e col tacito appoggio morale, come ora avviene - l'esecuzione dei piani delittuosi.
  Mi permetto inoltre richiamare l'attenzione di cotesto comando sui seguenti fatti di alta importanza morale e politica:
  1) - la continua progressiva diminuzione del prestigio delle nostre forze armate, che disponendo di divisioni in pieno assetto di guerra, non possono reagire con la dovuta severità alla uccisione e al ferimento di soldati e ufficiali;
  2) - La voce sempre più diffusa ed accreditata, oltre frontiera germanica, che la centrale direttiva ed organizzatrice di tutti questi atti di sabotaggio, non solo in Slovenia, ma anche nei territori confinanti, trova sede nella provincia di Lubiana, per una azione preventiva e repressiva assolutamente insufficiente per cause varie, facenti però - nel complesso - tutte capo al fatto delle applicazioni giuridiche e giudiziarie normali in un ambiente come questo scaldato agitato, in certi strati addirittura pervicacemente, violentemente ostile.
  Del contenuto della presente lettera darò conoscenza verbale all'Alto commissario per la Provincia di Lubiana.

IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA
COMANDANTE
- Mario Robotti -

 

Fonte: Archivio INZ, f. 656/II it, Zbornik NOV, VI/1, doc.149

 

 

 

8 settembre 1941: Direttive del Comando dell'XI Corpo d'Armata per i provvedimenti contro le azioni dei ribelli

COMANDO XI CORPO D'ARMATA

P.M. 46, li 8 settembre 1941 - Anno XIX

Ufficio operazioni
N. 02/7820
OGGETTO: Azione di elementi ribelli in territorio Sloveno.

AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA "GRANATIERI DI SARDEGNA"
AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA "ISONZO"
AL COMANDO GUARDIA ALLA FRONTIERA XI C.A.
AL COMANDO ARTIGLIERIA XI CORPO D'ARMATA
AL COMANDO GENIO XI CORPO D'ARMATA
AL COMANDO XI BATTAGLIONE GUASTATORI

  Da alcuni giorni l'azione di elementi sovversivi, non potendo ottenere risultati efficaci con il sabotaggio delle linee ferroviarie e telefoniche, si è rivolta verso le persone.
  Ne sono prove indiscutibili:
  - l'attentato della notte del 2 corr. ad una pattuglia nei pressi di St. Vid in cui sono stati uccisi un ufficiale ed un soldato;
  - l'attentato del 2 corr. lungo la strada Crnomelj - Griblje in cui due militari confinari sono stati uccisi ed altri tre feriti.
  Ribadisco la necessità di reagire con la massima energia, la massima severità contro l'azione di questi assassini comunisti.
  Sia rappresentato ancora a tutti i militari dipendenti che siamo sempre in guerra e che in Slovenia il fatto di non essere in guerra guerreggiata non esclude la forma accanita e violenta che praticano i lividi elementi comunisti nella folle speranza di aiutare il bolscevismo operante ripetutamente battuto. Ogni operazione di servizio sia quindi improntata, in ogni luogo, in ogni ora della giornata e della notte alle complete misure necessarie, a tutti gli accorgimenti di sicurezza da adottare in paese ostile. Solo così la vita dei nostri ufficiali e dei nostri soldati potrà essere tutelata al massimo possibile e l'azione che il momento richiede - una vera azione tattica, per ogni manifestazione di truppa per O.P. - potrà dare frutti efficaci.
  La reazione sia quindi - ripeto - sempre decisa ed estrema contro ogni tentativo di aggressione.
  E' meglio che qualcuno di questi elementi comunisti paghi, anche se non apertamente e completamente colpevole, piuttosto che i nostri soldati debbano continuare a subire la loro azione sabotatrice.
  Avranno sempre il mio pieno appoggio coloro i quali, non soltanto nella repressione, ma anche nella prevenzione verso i malintenzionati, agiranno con la dovuta energia.

IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA
COMANDANTE
- Mario Robotti -

 

 

Fonte: Archivio INZ, f. 656/II it, Zbornik NOV, VI/1, doc.156

 

 

28 ottobre 1941: Disposizioni dell'Alto Commissario per la provincia di Lubiana circa le modalità e la collaborazione fra Esercito e Polizia nel mantenimento dell'ordine pubblico.

REGNO D'ITALIA
ALTO COMMISSARIATO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA

Lubiana, 28 ottobre 1941 - Anno XIX

Ufficio: SEGRETERIA PARTICOLARE
N. 96/6/Ris. OM
OGGETTO: Collaborazione fra le Forze Armate e quelle di Polizia.

AL COMANDO DELL'XI CORPO D'ARMATA                       POSTA MILITARE 46

e per conoscenza
AL MINISTERO DELL'INTERNO - GABINETTO                   ROMA
AL MINISTERO DELL'INTERNO Direzione Generale di P.S.   ROMA
AL COMANDO DELLA 2^ ARMATA                                      POSTA MILITARE 10

  Con riferimento ai poteri di Governo conferitomi dal R. Decreto 3 maggio 1941/XIX, quale Alto Commissario di questa Provincia, considerata la particolare situazione politica del territorio, in relazione all'accentuarsi di attentati da parte di terroristi isolati o riuniti in gruppi, ho disposto perché fossero al massimo intensificate le misure di prevenzione e di repressione già adottate dai competenti organi di polizia con i seguenti provvedimenti:
  1) - Intensificazione del servizio di sorveglianza e di pattugliamento nel capoluogo e negli altri centri abitati, con ispezioni agli esercizi pubblici e largo uso di perquisizioni personali;
  2) - istituzione di un severo servizio di controllo alla cinta periferica della città di Lubiana, onde evitare i contatti fra gli elementi comunisti o comunque a noi contrari qui residenti ed i terroristi. Verranno effettuate perquisizioni a persone ed a mezzi di trasporto;
  3) - posti di blocco volanti in varie località della Provincia;
  4) - istituzione di nuclei mobili costituiti da CC.RR., agenti di P.S. con cani poliziotti e integrati da CC.NN. con il compito di effettuare vari servizi di squadriglia anche notturni, nelle zone dove i terroristi si aggirano o si nascondono.
  A tale scopo è stato messo a mia disposizione un battaglione di CC.NN. che giungerà a Lubiana il 4 novembre.
  Le squadriglie avranno armamento e forze adeguati al compito a loro affidato.
  5) - espulsione o internamento di tutti gli ebrei e cittadini di stati nemici, residenti nella Provincia;
  6) - adozione di provvedimenti di polizia a carico degli elementi sospetti o indesiderabili;
  7) - anticipo del coprifuoco dalle ore 21 alle ore 5 nel capoluogo e dalle ore 20.30 alle ore 5 negli altri centri della Provincia, con la conseguente chiusura, mezz'ora prima dell'inizio, di tutti gli esercizi pubblici;
  8) - intensificazione dell'opera di propaganda in contrapposto a quella a noi contraria;
  9) - divieto di circolazione degli automezzi dalle ore 19 alle ore 7;
  10) - intensificazione del ritiro di apparecchi radio-riceventi a tutte le persone sospette;
  11) - confema delle disposizioni, già vigenti, riflettenti la targatura delle biciclette;
  12) - intensificazione del servizio di vigilanza sulla linea di frontiera.

  In considerazione di quanto sopra ritengo opportuno quanto segue:
  a) - Che i servizi di vigilanza e di ordine pubblico siano ordinati e coordinati dall'autorità di P.S. responsabile, in base alle disposizioni in vigore, con l'ausilio delle Forze Armate allorquando verrà richiesto. Sono naturalmente esclusi tutti i servizi di vigilanza agli edifici, opere militari e linee ferroviarie devoluti all'Autorità Militare.
  b) - Pur ritenendo preziose le operazioni di rastrellamento che le Forze Armate con tanto impegno e proficui risultati hanno effettuato ed effettuano contro bande di terroristi, ritengo sia necessario:
    I. Per i casi in cui l'operazione deve aver luogo immediatamente, per reazione o notizie ricevute circa la presenza di terroristi in determinate zone, che sia provveduto e notizia al più presto possibile alla più vicina autorità di P.S. o arma dei CC.RR.
    II. Nel caso in cui le operazioni non siano di urgente attuazione, concordarle preventivamente con la competente autorità di P.S. onde evitare spiacevoli incidenti in relazione agli altri servizi analoghi da quest'ultima disposti.
    III. In ogni caso premurarsi di comunicare alla competente autorità di P.S. i risultati raggiunti e tutti quegli elementi che possono essere utili, mettendo inoltre immediatamente a disposizione dell'autorità stessa eventuali arrestati o fermati.
  c) - E' opportuno ancora che i nuclei CC.RR. addetti alle grandi unità svolgano esclusivamente quei compiti a loro affidati dalle disposizioni in vigore.
  Ho confermato tutte le disposizioni verbalmente impartite all'atto della mia nomina ad Alto Commissario circa il deciso, intelligente ed immediato uso delle armi contro chiunque tenti di perturbare, con atti, contro persone o cose, l'ordine pubblico.
  Mentre mi riservo di precisare i compiti particolari che verranno man mano affidati agli organi di Polizia dipendenti e di concordare con codesto Comando l'ulteriore sviluppo delle operazioni di rastrellamento per la tutela dell'ordine pubblico da parte dei reparti delle Forze Armate, sono sicuro di poter contare sulla piena collaborazione di codesto Comando stesso per il raggiungimento dello scopo comune che intendiamo perseguire e cioè la distruzione dei nuclei armati terroristi ed il ristabilimento della più completa tranquillità a tutela anche della Popolazione della Provincia.
  Sarò grato se codesto Comando vorrà cortesemente impartire opportune direttive a quelli dipendenti in merito a quanto sopra esposto.

L'ALTO COMMISSARIO
(Emilio Grazioli)
     Grazioli

 

Fonte: NAW, T - 821. R - 271, p. 697-699

 

 

 

Fine novembre 1941: Promemoria del comandante della Divisione "Granatieri di Sardegna" e dell'XI Corpo d'Armata *

MEMORIA PER L'ECCELLENZA IL COMANDANTE DELLA 2^ ARMATA

SITUAZIONE NELLA PROVINCIA DI LUBIANA - POSSIBILITA'
E MODALITA' DI UNA RAPIDA PACIFICAZIONE.

  Situazione attuale
  Il freddo contegno della popolazione - la quale, inizialmente aveva accettato la nostra occupazione come "il male minore" - si è, dal 22 giugno, progressivamente trasformato, prima in diffusa irrequietudine, poi, in aperta e provocante ostilità con tendenza, ora, a sboccare nella rivolta armata.
  69 aggressioni contro militari isolati o interi presidi, seguiti dalla feroce uccisione, il ferimento o la cattura di ufficiali e soldati; 59 casi di palesi e gravi insulti contro la Maestà del Re, il Duce, le nostre istituzioni od i componenti delle FF.AA.; 28 attentati ferroviari, dei quali uno seguito da deragliamento; 39 interruzioni di linee telegrafiche e telefoniche; 2 attentati ad opere d'arte, con la esplosione di una polveriera; 188 casi di diffusione di volantini, simboli comunisti o comunque di manifestazioni anti Asse; 32 casi di accertato occultamento di notevoli quantità di armi ed esplosivi; 15 omicidi o tentati omicidi di sloveni perché funzionari al nostro servizio o perché intrattenevano, comunque, rapporti leali con le nostre autorità, sono indici palesi della situazione, specie se si considera che le cifre non comprendono gli analoghi atti di banditismo rilevati dalla P.S. e non noti, ufficialmente, alle autorità militari.
  Genesi e scopi della azione rivoltosa.
  La contemporaneità dell'inizio della guerra con l'U.R.S.S. e dei torbidi in Slovenia, i legami direttivi ed operativi esistenti fra tali torbidi e quelli simultanei degli altri territori occupati dall'Asse, rivelano l'origine comunista del movimento, strettamente legato alla condotta della guerra.
  I capi bolscevichi sloveni - sfuggiti alla cattura e subito affiancati dagli ebrei e dai fuoriusciti serbi e croati - ne hanno assunto la direzione con l'ausilio dell'ambiente universitario (insegnanti e studenti) nel quale, già nell'anteguerra, il bolscevismo aveva fatto molti proseliti.
  Scopo: creare alle spalle degli eserciti dell'Asse operanti in Russia un fronte di guerriglia che - ostacolando il regolare funzionamento delle immense retrovie - diminuisse la pressione verso l'est o, quanto meno, vincolasse nelle retrovie notevole massa di truppe.
  Il movimento rivoltoso - pur non conseguendo lo scopo prefissosi - ha avuto rapido e progressivo sviluppo perché efficacemente affiancato dai mezzi finanziari e dalla propaganda inglese e russa.
  Con i primi, sono stati assoldati - indipendentemente dallo loro età e dalle loro idee politiche - molti disoccupati della Slovenia e dei territori limitrofi: sottufficiali dell'ex esercito jugoslavo, operai, contadini. (Sintomatico l'arresto a Rakek subito dopo le aggressioni ai presidi di Loz e di Bezuliak, di quattro ribelli dei quali uno di 12 anni che pernottavano nel bosco armati di pistole e muniti di 9.000 lire e oggetti di provenienza russa).
  Con la intensissima propaganda radiofonica e a mezzo di stampe clandestine (la prima non contrastata né da limitazioni di uso delle radio né da efficace contro propaganda, la seconda, ostacolata solo occasionalmente) si è suggestionata la rimanente popolazione e scosso il nostro prestigio.
  Facendo leva sul sentimento irredentista e sbandierando la stinta bandiera panslava dello zarismo si è ottenuto l'adesione dei nazionalisti che per mentalità ed interessi (piccoli possidenti) sarebbero all'antipodo del comunismo.
  Con la promessa di futuri privilegi politici ai partecipanti alla rivolta si sono adescati tutti gli ambiziosi e gli scontenti, si è infine sfruttato la naturale inclinazione dei giovani agli atteggiamenti romantici ed essi, infiammati al pensiero di un novello carbonarismo fatto di conciliaboli segreti, di stampe clandestine, di anonimi insulti agli occupanti, si lasciano allettare dall'idea avventurosa di fughe nei monti e nei boschi onde costituire "milizia della libertà".
  La già citata, sistematica, feroce uccisione di quanti intrattengono con gli occupanti rapporti leali ha infine assicurato al movimento, se non l'appoggio, certo l'acquiescenza dei timidi e degli amanti del quieto vivere.
  Questo ibrido connubio non costituisce ancora un blocco omogeneo, perché, anzi, ad ogni urto poderoso affiorano in esso crepe profonde (sintomatico il fatto che i prigionieri fatti ai ribelli hanno sempre accettato, senza minaccia o pressione, di indicare alle truppe i nascondigli degli ex camerati). Ha però già una crosta superficiale di omertà che - se non resiste all'urto armato - non viene però perforata con i normali mezzi legalitari in uso nelle altre pacifiche provincie del Regno. Essa coprendo le differenze ed i dissidi dei vari gruppi costitutivi presenta già l'aspetto di un fronte unico contro l'occupante cosicché gli ordini impartiti dalla propaganda radiofonica inglese e russa vengono puntualmente eseguiti: prima la iscrizione di lettere V su tutti gli edifici, poi la diffusione di volantini e stampe clandestine, in seguito la costituzione di bande armate con l'esecuzione di sabotaggi alle linee ferroviarie, telefoniche e telegrafiche ed alle opere d'arte ed infine l'oltraggio e l'aggressione ai militari isolati ed ai piccoli presidi.

  Forme del movimento rivoltoso
  Si identificano facilmente:
  1) una centrale organizzatrice funzionante a Lubiana, che anima, alimenta e dirige il movimento rivoltoso.
  Essa mantiene contatto con i capi degli analoghi movimenti della Serbia e della Croazia e con gli agenti della propaganda russo-inglese; ne riceve ordini che integra e diffonde tra i gregari a mezzo di stampe clandestine; raccoglie denaro, armi, indumenti, vettovaglie che ripartisce tra le bande armate. Ha costituito un comitato nazionale segreto che riunisce e dirige assemblee nazionali tentando di cementare in un unico blocco i vari partiti, per poi sostituire la propria azione a quella della potenza occupante; un tribunale clandestino, le cui sentenze vengono immediatamente e ferocemente eseguite, per punire i timidi ed i delatori; ha stabilito un'imposta nazionale; ha lanciato un prestito obbligatorio basato sul reddito; pubblica un proprio settimanale (venduto clandestinamente ma in regolare abbonamento) che diffonde gli atti ufficiali del comitato suddetto, riporta le sentenze del tribunale clandestino, vanta come gesta eroiche l'azione criminale delle bande; mina il nostro prestigio nazionale e militare con la diffusione delle più velenose calunnie e delle più spudorate menzogne che solo la ingenuità slava della massa di questa popolazione può accettare e credere.
  I capi di questa centrale organizzativa, per quanto nascosti nella moltitudine cittadina sono individuabili con relativa facilità: difficilmente però incriminabili: professori, giornalisti, studenti, impiegati statali, municipali o bancari frammischiano la loro attività rivoltosa con quella del loro ufficio o delle loro funzioni dei cui particolari mezzi si valgono per dare all'attività stessa maggiore impulso.
  Probatori al riguardo sono:
  - la mancata consegna come preda bellica da parte del Municipio di Lubiana, di un cospicuo numero di coperte dell'esercito jugoslavo, date invece, di recente - con un grossolano trucco - alla bande ribelli;
  - la non chiara attività della Croce Rossa locale (diretta dalla consorte del podestà e dalla moglie di un banchiere) che, mentre a mezzo di corrieri può mantenere incontrollati contatti con paesi ex nemici - specie con la Serbia - sovvenziona con sussidio giornaliero, non i disoccupati sloveni, ma ex sottufficiali di origine serba che svolgono attività rivoltosa e la cui immigrazione in questo territorio ha essa stessa favorita e sollecitata presso le nostre autorità
  - il congedamento dei gendarmi sloveni sospettati di connivenza con i ribelli ai quali avrebbero svelato le intenzioni delle autorità di P.S. o segnalati i movimenti delle nostre truppe;
  - il recente arresto da parte dei CC.RR. di funzionari dell'Alto Commissariato compilatori e diffusori di obbrobriose stampe clandestine eccitanti alla rivolta armata contro le autorità occupanti.
  2) bande armate per la materiale esecuzione dei crimini.
  Sono costituite sul sistema sovietico da gruppi di 15 - 20 uomini sui vent'anni guidati da un "comandante" (ex ufficiale o sottufficiale dell'esercito jugoslavo) e da "commissario politico".
  Questi ultimi (i capi politici e militari) sono adulti, veri mercenari della propaganda anglo-russa. Raramente sono sloveni, in genere risultano serbi, croati e, purtroppo, anche fuoriusciti del triestino e del goriziano.
  Costituiscono i "quadri permanenti" della organizzazione e vivono sempre negli anfratti del groviglio di montagne che caratterizza la zona, oppure in una delle caverne carsiche tra le tante che, note ed ignote, punteggiano il territorio.
  Vestono la divisa militare sugli abiti civili cosicché, istantaneamente, si trasformano in contadini o boscaioli, favoriti, in tale occultamento, dalla omertà della popolazione e dalla vastissima rete di informatori e vedette con la quale si coprono. I giovani appartengono invece al ceto cittadino (in genere studenti ed operai disoccupati) di Lubiana o di qualche altro centro maggiore della provincia.
  Subito dopo il reclutamento (non avendo essi preparazione militare) sono avviati ad un "campo scuola" nel quale ricevono un sommario addestramento (7 giorni circa) sull'impiego delle armi.
  Vengono poi ripartiti tra le bande per compiere azioni delittuose. Non vi restano però modo continuativo. Dopo pochi giorni tornano alle loro case, in città e nei villaggi, in turni di riposo, sostituiti da altri. Sopra tutto si dissolvono immediatamente tutte le volte che compiuto "un colpo" di maggiore importanza vogliono sottrarsi alla reazione delle nostre truppe tranne che, avendo sequestrato persone o cose importanti, sentano il bisogno di difendere la preda.
  Ne risulta una estrema mobilità delle bande che si sfasciano in un luogo e si ricostituiscono in un altro prefissato e a considerevole distanza dal primo.
  Loro quartier generale, loro roccaforte è il complesso montuoso del Krim, Mokrec, Kurescek, Mackovec che:
  - mentre per la natura orografica assai intricata, boscosa, inospitale offre ai ribelli rifugi inaccessibili non consente a noi di mantenervi presidi militari permanenti di una certa entità
  - per le numerose valli, che da esso si dipartono a raggiera, controlla militarmente buona parte della provincia;
  - per la sua relativa vicinanza alla città di Lubiana offre ai rivoltosi facilità di rifornimenti.
  Da questo ridotto centrale - come il ragno dal centro della sua ragnatela - i banditi muovono di tanto in tanto per intimorire le popolazioni e svolgere le loro azioni criminali contro ferrovie e paesi che, tutto intorno, lambiscono il massiccio, pronti però a farvi sollecito ritorno al primo annuncio dell'arrivo di truppe.
  Una rudimentale organizzazione militare ed una estesa rete informativa e di collegamento collegano le bande riunendole temporaneamente - con convegno sul posto stesso dell'azione - per le operazioni di maggior rilievo: attacchi a piccoli distaccamenti o comandate di rifornimento. In tali circostanze, anzi, le bande si servono spesso dell'aiuto dei loro aderenti abitanti in posto, i quali, all'apparire delle bande, aggrediscono alle spalle i soldati uscendo mascherati dalle loro abitazioni nelle quali subito rientrano, come pacifici cittadini che intrattengano cordiali relazioni con i militari stessi che hanno tentato di uccidere.
  Risulta da quanto esposto, la difficoltà sia di arrestare i componenti la centrale organizzatrice di Lubiana che nascondono la loro attività nel traffico cittadino e con l'esercizio delle loro funzioni riconosciute, sia di sopprimere le bande in quanto i capi vivono in anfratti non ritrovabili, (se non con la guida di chi vi è già stato) e i gregari si dissolvono e si trasformano in onesti abitanti dopo l'azione criminale nella quale, avendo l'iniziativa , essi ricercano sempre la sorpresa e la superiorità numerica.

  Possibilità di reazione.
  Consegue:
  - l'assoluta inutilità dei rastrellamenti "a priori" di tutto il territorio, suddiviso a spicchi che, eseguiti a richiesta delle autorità di polizia (1000 uomini a Sostro, 3250 a di Lubiana, 800 a Cocevie, 1400 a Studenec Ig), hanno dato esito negativo.
  Tale ricerca alla cieca delle bande, il cosiddetto "rastrellamento a catena", si risolve solo in una perdita di prestigio per le truppe che lo praticano in quanto il terreno asperrimo e boscoso spezza la catena e in ogni caso - al primo avviso di confidenti e vedette - i banditi assumono l'aspetto pacifico e legale del rurale;
  - la scarsa utilità del rastrellamento di "reazione" (fatto poco dopo l'azione criminale dei ribelli) da parte dei nostri rinforzi perchè, nel frattempo, la banda si è disciolta ed i capi, attraverso i boschi e per vie diverse, sono tornati ai loro remoti rifugi.
  Ha solo possibilità di riuscita l'azione operativa "illuminata" che scaturisca cioè da una precedente attività nformativa.
  Azione che non vada a rimorchio dell'attività dei ribelli in una estenuante sterile caccia, ma rubi ad essi l'iniziativa ed, attraverso la notizia e la guida del confidente, piombi:
  - sulla centrale organizzatrice di Lubiana, al momento delle adunanze;
  - sui capi militari e politici delle bande, nei loro nascondigli, svelati;
  - sulle bande stesse all'atto della loro temporanea costituzione o riunione.
  Azione informativa, in apparenza difficile, per la lingua, che costringe a servirsi dei pochissimi interpreti disponibili (non sempre particolarmente adatti al servizio informativo) e per l'ambiente di omertà già formatosi; ma azione che in realtà ha vaste possibilità per la ibrida costituzione del fronte rivoltoso.
  L'esperienza ha infatti dimostrato che è sufficiente lavorare in profondità nelle crepe - numerose e gravi, spirituali e materiali - esistenti tra i vari gruppi rivoltosi e perforare la corazza di omertà - dovuta, spessissimo, alla sola paura - per ottenere risultati veramente considerevoli.
  Gli stessi ribelli sentono tale pericolo perché tutti i loro sforzi sono intesi a cementare l'insieme disarmonico degli aderenti con la propaganda e a diffondere il panico nei renitenti con feroci esecuzioni.
  Individuato così il punto debole della criminale costruzione comunista deve essere agevole a noi apprestare mezzi adeguati per produrne il crollo.
  In questa convinzione e ricevendo dagli organi di polizia - che hanno mezzi adeguati e per i quali tale attività informativa costituisce ragion di essere - solo laconiche segnalazioni di crimini già avvenuti e spesso impuniti, privo cioè di una adeguata fonte informativa, ho dovuto orientare in tal senso l'attività degli organi informativi dipendenti.
  I risultati conseguiti nei vari campi che di seguito si riassumono confermano che si è sulla buona strada.
  E' peraltro doveroso rappresentare che gli enti informativi dipendenti non sono adeguati - per qualità e quantità - allo speciale, gravoso compito da assolvere nelle attuali circostanze.
  Al riguardo, per meglio garantire il servizio, ho interessato il Capo del S.I.M. perché mi sostituisca l'attuale capo ufficio: riterrei opportuno l'intervento di codesto comando per accelerare la questione.
  Confermo inoltre quanto ho già rappresentato circa la necessità di disporre di un fondo permanente per provvedere almeno al rimborso delle spese che gli informatori sono costretti a sostenere.

[Nell'esemplare di Orlando, al posto degli ultimi due capoversi c'è il testo seguente: “Individuato così il punto debole della criminale costruzione comunista deve essere agevole a noi apprestare mezzi adeguati per produrne il crollo.
  In questa convinzione ricevonsi dagli organi di polizia - che hanno mezzi adeguati e per i quali tale attività informativa costituisce ragion di essere - solo laconiche segnalazioni di crimini già avvenuti, e spesso impuniti; privo cioè di una adeguata fonte informativa, ho dovuto orientare in tal senso l'attività della sezione informazioni dipendente, opportunamente rinforzata.
  I risultati conseguiti nei vari campi che di seguito si riassumono, confermano che si è sulla buona strada.
  E'per altro doveroso rappresentare che la sezione informativa costituita da un ufficiale e sei uomini (pienamente rispondenti ai normali bisogni operativi della divisione) non è adeguata - per organici e mezzi - allo speciale, gravoso compito da assolvere nelle attuali circostanze.
  In particolare essa non dispone della più piccola somma di danaro indispensabile, non per premiare gli informatori, ma solo per rimborsarli delle spese sostenute (viaggi in ferrovia, lavoro mancato, pasti fuori sede ecc.). Né è possibile fare sostenere tali piccole ma frequenti spese agli ufficiali del comando nella speranza che dopo una laboriosa pratica burocratica si possa, a lunga scadenza, ottenere il rimborso.
  Ad evitare l'inconveniente basterebbe assegnare alla divisione una non rilevante somma iniziale rimborsabile dietro dimostrazione dell'uso.
  La saggia ed economica amministrazione della somma sarebbe garantita dall'autorità di un com[andan]te di G[rande] U[nità] e dall'esperienza in merito degli ufficiali informatori".]

  Risultati conseguiti dall'attività informativa - Centrale organizzativa di Lubiana e propaganda.
  Attraverso ripetuti laboriosi tentativi si è riuscito ad avere regolarmente "L'Araldo Sloveno" libello segreto impresso al ciclostile dai ribelli (onde evitare la più facile identificazione delle tipografie), per comunicare ai gregari le loro deliberazioni ed i risultati della loro attività criminale.
  Le nostre autorità Politiche hanno così potuto avere la rivelazione della insospettata entità del movimento e quelle militari procedere alla necessaria repressione.
  Sospesa col n. 19 la ricezione del giornale, non essendosi più presentato il confidente (forse impaurito, forse individuato dai ribelli) si è subito trovata altra via e, sono stati già trasmessi alle autorità i n. 20 e 21 di detto libello.
  Fra i pochi documenti che la centrale organizzatrice ha riprodotto a stampa è quello riportante la costituzione di un tribunale che commina la pena di morte ai delatori. Si è corso l'alea di essere scoperti per diffondere (con gran numero di manifesti) il panico nella popolazione ed ottenere così l'acquiescenza ai crimini.
  Tale manifesto è stato ricevuto per poche ore dai nostri organi informativi non solo prima dell'affissione, ma quando era ancora stampato su una sola facciata. E' subito riprodotto coi sistema "Siemens" e restituito.
  E' apparso clandestinamente sui muri dopo quattro giorni (si allegano la copia Siemens ed il manifesto definitivo).
  L'esame del documento ha dimostrato che il tipografo si serve di caratteri antichi non più usati per altre pubblicazioni. Un solo errore è stato commesso usando uno di questi caratteri per un titolo di un annunzio economico apparso in un giornale locale.
  E' in corso una perizia per accertare l'identità dei caratteri che darebbe modo di scoprire la tipografia colpevole.

  Centrale organizzatrice della rivolta.
  Quanto è stato già esposto su tale argomento è frutto della elaborazione delle notizie ricevute. Si è evitato di far arrestare alcuni gregari di minor rilievo, già dal servizio individuati, nell'attesa di poter colpire in flagrante i capi che si riuniscono per le assemblee in una caverna della quale è nota la zona, ma ancora ignota l'ubicazione precisa.
  Confidenti ne sono alla ricerca, altri sono entrati nel comitato di donne che fabbricano indumenti di lana per i ribelli.
  Ad alimentare l'attività di tale rete informativa sono giunte molto a proposito le 5000 lire assegnate di recente.

[ Nell'esemplare di Orlando è scritto, al posto dell'ultima frase:
  Anche tale rete informativa però crollerà se non si otterranno i fondi necessari (di lievissima entità) per sostenerla. Né è possibile mettere tali confidenti a contatto con gli organi superiori del servizio sia per loro esplicito volere sia per la indispensabile tempestività di sfruttamento delle notizie. ]

  Sabotaggi alle linee ferroviarie e telefoniche
  L'esame attento di tali attentati ha portato alla uccisione di un sabotatore di linee telefoniche e alla adozione di contromisure che hanno diradato - in questi ultimi giorni - gli attentati stessi.
  Si è potuto rilevare che essi sono nella zona frutto dell'adozione di pochissimi criminali - non ferrovieri - che hanno progressivamente perfezionato i loro sistemi.
  Dallo svitamento dei bulloni, di facile riparazione, si è passato alle mine "preventive" che, pur producendo più lunghe interruzioni del traffico, davano il tempo di fermare i treni.
  Si è tentato allora di ottenere con mine a percussione, deposte in precedenza, l'esplosione all'atto del passaggio dei convogli.
  Poiché però la vigilanza delle pattuglie (più attiva nell'imminenza di tale passaggio) faceva ritrovare e rimuovere tempestivamente le mine si è passato a quelle ad accensione elettrica deposte ed azionate solo quando giunge il treno.
  Tale sistema comporta però la presenza a breve distanza dell'attentatore.
  L'assidua vigilanza delle scarpate da parte delle pattuglie nell'atto del passaggio del treno -subito disposta - è certo una delle cause del segnalato diradarsi del crimine.

  Soppressione delle bande armate.
  In seguito alla segnalazione di un confidente la Questura ha eseguito il 19 settembre, con l'impiego di 1400 uomini, un rastrellamento nella zona di Studenec Ig.
  L'operazione condotta con criteri di polizia contro bande organizzate militarmente non ha dato risultati positivi.
  Si è ottenuto però in prestito dalla Questura il confidente che, dopo alcuni giorni, ha guidato un reparto granatieri nell'accampamento ribelle di Mokrec.  La banda, ormai in allarma, si era disciolta; aveva però dovuto abbandonare nelle baracche del Mokrec le armi tra cui un fucile mitragliatore e documenti vari.
  L'esame di tali carte ed alcune proficue intercettazioni fatte dagli organi informativi sulle linee telefoniche locali, usate dai ribelli, hanno portato alla scontro di Zapotok (quadretto al 100.000 VQ-CS) nel quale due ribelli vennero uccisi ed altri 8 catturati insieme a nove favoreggiatori).
  L'interrogatorio dei catturati, dei favoreggiatori e dei parenti dei ribelli uccisi, consentiva ai granatieri altre irruzioni nel campo scuola delle "dolomiti dell'Isca" (VK-CS) (dove rinvenivano caverne apprestate per difesa ad oltranza) e in quello operativo di Rob (VO-CQ) dove trovavano coperte, sacchi da montagna, maschere antigas, oggetti di equipaggiamento e viveri. Le bande, purtroppo si erano allontanate nella notte, non su allarme, ma per compiere le gesta criminali di Loz - Stari Trg (VK-CF) e Bezuljak (TP-CA) dove alcuni nostri militari erano stati uccisi, feriti o catturati a tradimento".
  L'immediato inseguimento da parte dei nostri rinforzi, il desiderio di portar in Croazia gli italiani prigionieri e forse anche la notizia della nostra irruzione nei campi di Iska e di Rob facevano sì che i ribelli non tornassero nel loro ridotto centrale. Veniva quindi troncata la rete informativa laboriosamente intessuta proprio nel momento di maggior bisogno.
  Seguivano alcuni giorni di silenzio e di angoscia.
  Ho posto come debito d'onore dei granatieri, della G. a F., dei guastatori, di tutti i reparti della zona insomma, nonché degli organi informativi, quello di ristabilire i contatti con la banda, liberare i nostri prigionieri, sterminare senza pietà questi volgari delinquenti.
  Si ottiene così una prima vaga notizia: "visti banditi armati nella zona di Loski Potok" (VQ-CF). E subito dopo: "Con essi sarebbero gli italiani catturati".
  Da questo momento i banditi non avranno più tregua ma saranno seguiti, di ora in ora, dall'azione informativa nel movimento da Hrib, a Ravnik, a Bela Vola, a Jelenov Zleb, a Debeli Vrh, a Glazuta e nel loro ripiegamento ancora sul Debeli Vrh (quadretti: VQ-CF;VS-CD; VH-CD; VK-CA).
  Così per tre giorni di operazioni sotto la neve e la pioggia i granatieri di Ribnica, rinforzati da elementi guastatori, dall'Xl battaglione mitraglieri e dal IV btg. cc.nn. mont., possono prima sbarrare ai ribelli la strada della Croazia, a Draga e Grcarice, poi stringerli in una zona di 10 km. di diametro, ridotta a 5 il giorno successivo, infine liberare i 7 camerati italiani, sfiniti ma illesi, e distruggere la banda: 13 uccisi, 10 feriti catturati, 44 catturati illesi, tra ribelli e favoreggiatori.
  "Nessuna tregua finché anche un solo ribelle esista sul territorio della divisione" è il nuovo ordine e elementi informativi e operativi sono già in azione per la distruzione dei superstiti banditi, per sopprimere il "campo scuola" che sarebbe stato ricostruito a breve distanza dal primo, per epurare la zona turbolenta di Smarje - Pleze.
  Risultati informativi senz'altro considerevoli (sia in senso assoluto, sia in relazione ai mezzi dei nostri enti informativi) che lasciano comprendere come risultati ben più cospicui si otterrebbero se gli ingenti mezzi degli organi di polizia e dei CC.RR. territoriali potessero essere orientati in questa specifica attività e strettamente coordinati con l'azione operativa delle nostre magnifiche truppe.

  Quanto si è esposto è indispensabile e forse sufficiente per reprimere temporaneamente il movimento di rivolta. E' doveroso però segnalare che tale "repressione" non significa eliminazione del movimento. Significa solo curare gli effetti, la piaga esterna (il che è indispensabile ed urgente) non però le cause interne onde evitare il riprodursi, a breve distanza, della piaga. Per questo ultimo scopo occorre la purificazione del sangue, la pacificazione definitiva della zona, che si può solo ottenere con una duplice azione di convinzione e di forza.
  Azione tanto più necessaria in quanto potrebbe essere utile che nemici ed alleati avessero la sensazione che la provincia di Lubiana, al contrario degli altri territori occupati dagli eserciti dell'Asse, sia già orientata verso la sua riunione al territorio nazionale.
  Orbene il mezzo più sicuro per raggiungere lo scopo è dato soltanto dall'impiego della forza, che senza indecisioni, intervenga, giusta, inesorabile, immediata a reprimere ogni manifestazione di banditismo od atto di rivolta.

  La popolazione slovena è ora suddivisa in tre categorie:
  - una, la minore, la più accanita contro di noi, che fa parte, o dell'elemento dirigente intellettuale o del banditismo operante, costituita da emissari nemici, dirigenti comunisti, esaltati dal nazionalismo che é indispensabile sopprimere o allontanare dalla Slovenia al più presto;
  - un'altra, anch'essa di limitata entità, costituita da adulti che, amanti del quieto vivere, dell'ordine, della tranquillità non prenderanno mai le armi e sono pronti ad adattarsi sia pure senza entusiasmo, a qualsiasi regime;
  - una terza, costituita dalla grande maggioranza, è invece pronta a gettarsi dall'una o dall'altra parte a seconda della situazione, e pronta cioè ad andare dalla parte di chi la convince o la domina con la forza. Questa parte rappresenta il maggior pericolo perché può mutare improvvisamente la situazione senza che vi sia possibilità di arginarla o di dominare gli avvenimenti. E' per questa terza categoria che occorre l'impiego della forza.

  Bisogna conoscere la psicologia di questi sloveni: gente amante dell'arte e della musica, che interviene per impedire che si adoperi la frusta per aiutare un cavallo scivolato sotto un carro a rimettersi in piedi, che passa delle ore al parco Tivoli per dare da mangiare agli uccellini e agli scoiattoli, ma che, con uguale semplicità, si apposta dietro le siepi per colpire a tradimento una pattuglia, si presenta in pieno giorno in abitazioni e chiede di parlare con un tizio per freddarlo a colpi di rivoltella, infierisce col pugnale sul cadavere del carabiniere o della guardia di finanza già uccisi a tradimento dalla rivoltella o dal moschetto di un complice.
  E' la stessa mentalità slava, accessibile alle più impensate esaltazioni, che spinge giovanotti ignari ad arruolarsi nelle file dei banditi che al primo urto colle nostre truppe abbandonano il loro posto scappando atterriti fino al punto di presentarsi da informatori e da guide per accompagnare successivamente le truppe nella repressioni: cose di tutti i giorni.
  Venti anni di dominio serbo ha iniettato specie nelle generazioni giovani, ... che hanno distrutto in gran parte i benefici effetti della civiltà tedesca la quale aveva portato, faticosamente, sul piano europeo questo pugno di slavi.
  Infatti è visibilissimo lo stridente contrasto di mentalità fra la vecchia generazione, conservatrice, amante dell'ordine, ipocritamente rispettosa, ossequiente e cerimoniosa, e la nuova, infrenabile nel suo odio antitaliano che passa per tutte le gamme della selvaggeria balcanica, dallo sputo triviale all'imboscata bestiale e al banditismo.
  Ora questa ultima mentalità non si domina che coll'imperio della forza operante. Essa disprezza qualsiasi generosità che, alla fantasia esaltata, appare debolezza o viltà. Forza, s'intende, non disgiunta ma strettamente affiancata da un'opera attiva, fattiva, di convinzione la quale però, in questo primo tempo, avrà anch'essa carattere coercitivo per arginare e distruggere gli influssi esterni che, attizzando l'inveterato odio antitaliano della popolazione, lo sfruttano per i propri scopi bellici.
  Onde preparare, sotto l'aspetto psicologico, l'ambiente insurrezionale, tale azione esterna ha cercato anzitutto di suggestionare con una intensissima propaganda radiofonica tutta la popolazione per convincerla che l'occupazione era del tutto provvisoria, che gli eserciti dell'Asse erano prossimi alla sconfitta, che la forza degli occupatori era indebolita dalla lunga guerra, dalle privazioni e dal malcontento interno, che l'insurrezione avrebbe apportato la libertà, il benessere e per coloro che sarebbero insorti privilegi politici nella futura sistemazione. Meta precipua di tale azione è stata la demolizione del prestigio degli occupanti per togliere la paura alle popolazioni ed infondere nei futuri insorti fiducia nella possibilità delle proprie forze.
  Tale propaganda, favorita per quanto riguarda il territorio tedesco dalla forse troppo dura reazione germanica, ha dilagato dovunque conquistando la gioventù, scuotendo la fiducia nelle generazioni anziane e conservatrici e non solo imbibendo le menti semplici ed incolte del ceto operaio e contadino ma anche di quello più elevato che crede in buona fede, ancora oggi, che i russi sono in Ungheria e prossimi alla vittoria.
  E questo terreno che il nemico ha potuto preparare a suo piacimento, permette il rifiorire della bande armate e del terrorismo.
  Abbagliati dal falso luccichio di una civiltà superiore che sarebbe la caratteristica peculiare di questa popolazione, ci siamo adagiati nella comoda illusione che tale progresso morale e culturale avrebbe lavorato automaticamente in favore, addivenendosi così senza fatica da parte nostra, e per sola forza di attrazione delle due civiltà, la nostra e la loro, all'amalgama politico-sociale di questa trascurabile minoranza con la grande collettività italiana. Non si é considerato che il medio buon senso della massa è una debolissima e fragile difesa contro la potenza della suggestione specie se di contenuto sentimentale-patriottico.

[A partire da questo punto così afferma l'esemplare di Orlando:
  Non si sono quindi ritirati gli apparecchi radio, dai quali proviene il male, nella speranza che essi possano servire alla nostra propaganda che o non si effettua, o si fa in maniera inefficace, o non viene ascoltata per la preesistenza di un animo ostile.
  Non si è sufficientemente controllata la stampa locale che svolge sleale azione anti italiana - più volte segnalata - né si è contrastata tale azione con l'acquisto di almeno uno dei giornali stessi per far almeno la voce della verità.
  Non si è sfruttato nemmeno il grande valore politico dello statuto del 3 maggio che costituisce il primo esempio di un trattamento privilegiato fatto ad una minoranza nemica da parte della nazione che l'ha aggregata. Il 99 % della popolazione slovena ignora oggi il vero contenuto dello statuto che le riconosce ampia libertà nazionale e spirituale.
  Da queste considerazioni scaturisce in modo evidente che, per la definitiva pacificazione, occorrono - oltre all'azione repressiva suddetta - i seguenti provvedimenti di immediata attuazione:
  - allontanamento dalla Slovenia di tutti i comunisti già individuati e degli irriducibili agitatori del vecchio regime;
  - epurazione dell'ambiente universitario, centro motore dei movimento rivoltoso;
  - ritiro degli apparecchi radio;
  - controllo più accurato della stampa locale;
  - acquisto o istituzione di un giornale sloveno tendente a dire la verità e combattere la menzogna".]

  Ma tutto ciò è stato compreso fin dai primi giorni e la mia azione, illuminata dalla giusta visione di quello che sarebbe accaduto ed è accaduto, ha mirato essenzialmente ad aprire gli occhi alle autorità responsabili ed a tenere all'erta i miei soldati per evitare perdite inutili e dolorose.
  In data 28 ottobre l'Alto Commissario con il suo foglio 9616 O.M. fa proprie tutte le mie proposte.
  Così:
  - anticipa l'ora del coprifuoco: ho proposto tale provvedimento con foglio I/3106 del 24 ottobre;
  - attua limitazioni all'uso di biciclette: la mia proposta di cui il foglio I/3106 del 20 ottobre;
  - accenna alla contropropaganda, al ritiro degli apparecchi radio privati, ecc.: mie proposte di cui il foglio I/2706 del 27 settembre. Stesse proposte avevo già inoltrato con foglio I/2555 in data 18 settembre.
  Aggiungo che oltre alle proposte già citate e che trovano sia pure con molto ritardo una sanzione, nella lettera dell'Alto Commissariato ho richiamato l'attenzione dell'autorità politica su molti altri argomenti e precisamente:
  - 27 settembre - f° I/2676 - necessità di intervenire per evitare che la popolazione ospiti i ribelli che a causa delle condizioni di stagione sono costretti ad abbandonare i borghi;
  - 14 settembre - f° I/2485 - necessità di esplicare una attiva contropropaganda;
  - 16 settembre - f° I/2500 - segnalazione relativa all'esistenza di una stamperia clandestina in Lubiana;
  - 8 settembre - f° I/1296 - segnalata la necessità di agire sul pubblico sloveno con larga confutazione di quanto riporta "L'inviato sloveno" in data 17 agosto;
  - 14 settembre - f° I/2493 - richiamo l'attenzione dell'Alto Commissariato sull'attività che esplicano gli studenti a favore dei ribelli;
  - 7 ottobre     - f° I/2854 - segnalo all'Alto Commissariato il dubbio che lo scontro ferroviario di Borovnica sia avvenuto per opera sabotatrice dei ferrovieri stessi;
  - 3 luglio        - f° I/1448 - trasmessa una chiara relazione sulla situazione politica in Slovenia (inoltrata all'Armata il 2 luglio con f° I/1445) e richiamata l'attenzione sulla necessità di provvedere.
  L'Alto Commissariato ha ringraziato e talvolta ha anche assicurato che avrebbe provveduto.
  In realtà la situazione non è mutata.
  Non mi risulta che siano stati ritirati gli apparecchi radio che costituiscono una potente fonte di propaganda avversaria.
  La stampa locale non è sufficientemente controllata e nulla viene fatto per realizzare la diffusione della verità.
  Non si è sfruttato nemmeno il grande valore politico dello statuto del 3 maggio che costituisce il primo esempio di un trattamento privilegiato fatto ad una minoranza nemica da parte della nazione che l'ha aggregata. Il 99% della popolazione ignora oggi il vero contenuto dello statuto che le riconosce ampia libertà nazionale e spirituale.
  Se non si interviene energicamente, se le autorità locali non mettono da parte errate suscettibilità le cose peggioreranno sempre più.
  Propongo quindi formalmente che si attuino intanto i provvedimenti di cui appresso:
  - allontanamento dalla Slovenia di tutti i comunisti già individuati e degli irriducibili agitatori del vecchio regime
  - epurazione dell'ambiente universitario, centro motore del movimento rivoltoso;
  - ritiro degli apparecchi radio;
  - controllo più accurato della stampa locale;
  - acquisto o istituzione di un giornale sloveno tendente a dire la verità e combattere la menzogna.

  * NOTA
  L'originale senza firma è conservato nell'archivio VZl della JLA a Belgrado, archivio italiano, b. 96, doc. 1/1, 21 pagine. Da un esemplare, che si trova nell'Archivio di Slovenia, fondo della Commissione per l'accertamento dei crimini degli occupanti e dei loro accoliti in Slovenia, f.3, e che su tre punti si differenzia alquanto dall'originale conservato nel fondo d'archivio della 2^ Armata, possiamo dedurre che il promemoria fu preparato dal gen. Taddeo Orlando e che poi il gen. Robotti lo mutò in parte in tre punti. Qui pubblichiamo l'esemplare mandato dal gen. Robotti al Comando della 2^ Armata, avvertendo dei passi diversi quali appaiono nell'esemplare del gen. Orlando. Nessun esemplare è datato; tuttavia in base al contenuto possiamo dedurre che siano stati redatti nel novembre del 1941.

 

 

 

27 dicembre 1941: Direttive del Comando dell'XI Corpo d'Armata per le azioni antipartigiane

COMANDO XI CORPO D'ARMATA

P.M. 46, li 27 dicembre 1941 - Anno XX

Ufficio Operazioni
N. 02/l0400 di prot. op.
OGGETTO: Modalità d'azione contro i ribelli.

AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA "GRANATIERI DI SARDEGNA"   P.M. 81
AL COMANDO DIVISIONE FANTERIA "ISONZO"                                      P.M. 59
AL COMANDO GUARDIA ALLA FRONTIERA XI C.A.                               P.M. 46

  Mi richiamo a precise direttive che ho in precedenza impartite circa i provvedimenti da adottare per prevenire e reprimere la delittuosa attività dei ribelli.
  Con detti provvedimenti ho inteso realizzare un duplice scopo:
  primo: - ricercare le bande armate, perseguirle, disorganizzarle e distruggerle attraverso un'intensa e costante attività perlustrativa di reparti dislocati a ragion veduta ed in forze sufficienti nelle zone maggiormente indiziate;
  secondo: - stroncare tempestivamente ogni criminoso tentativo dei ribelli con l'adozione di misure atte a:
    - sventare la sorpresa (servizi di vigilanza, stato di allarme permanente, ecc.);
    - ridurre la vulnerabilità dei reparti (lavori di rafforzamento);
    - conferire sufficiente capacità reattiva ai posti isolati (assegnazione di armi automatiche);
    - garantire il rapido intervento dei rinforzi (gruppi mobili).
  Tali direttive, che in sostanza mirano alla completa ed integrale distruzione dell'avversario, intendo ora integrare con alcuni criteri circa le modalità da seguire nelle azioni contro i ribelli.
  a) - Occorre contrapporre alla tattica usata dall'avversario la tattica contraria.
  Esso agisce di notte perché la notte gli è nettamente favorevole.
  Noi dobbiamo cercare di agire di giorno, limitando la nostra azione notturna ai movimenti che servono per formare un cerchio infrangibile attorno ai ribelli. Appena viene il giorno si procederà a ragion veduta.
  Ciò oltre che offrire le maggiori probabilità di riuscita, evita che il nostro fuoco possa offendere i nostri elementi in movimento.
  b) - E' necessario non essere mai in condizioni di inferiorità.
  Pertanto anche gli spostamenti di piccoli reparti debbono essere garantiti con la scorta forte di non meno di un plotone, scorta che li accompagnerà fino a destinazione.
  c) - Ordino che all'azione di ferro e di fuoco che effettuano i ribelli si reagisca con la stessa violenza e decisione.
  Se da una casa parte un'offesa, questa deve essere scontata, anche se la reazione dovesse costare - per la difesa ed il prestigio delle nostre truppe - l'integrità dell'abitato.
  d) - Si deve garantire in ogni modo la cura immediata ai feriti: abbiamo avuto due decessi per emorragia. Siano istruiti i graduati, sottufficiali e ufficiali dei reparti minori, che possono non aver seco un ufficiale medico, sui soccorsi d'urgenza e si esiga che tutti, quando escono dagli accantonamenti, abbiano il pacchetto di medicazione.
  I reparti dal plotone in su debbono avere anche la borsa di sanità o lo zaino medico, od almeno un aiutante di sanità.

IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA
COMANDANTE
- Mario Robotti -

 

Fonte: Archivio INZ, f. 656/III it, 2 f.

 

 

 

Doc. 30 dicembre 1941: Verbale dell'incontro al Comando della 2^ Armata

VERBALE DELLA RIUNIONE TENUTA IL GIORNO 30-12-1941.XX PRESSO IL COMANDO DELLA 2^ ARMATA

  ....................

  L'Ecc. Ambrosio ha riportato l'impressione che anche le supreme Autorità centrali incominciano a diffidare delle popolazioni slovene.
  f)- L'Ecc. Ambrosio ribadisce i seguenti concetti:
  - si curi la sicurezza dei presidi per non essere sorpresi;
  - si crei e si perfezioni un servizio di informazioni attivo;
  - si abbiano sempre disponibili delle colonne mobili per immediate reazioni;
  - giornalmente si portino delle truppe nelle zone nelle quali si sa o si suppone che vi siano dei ribelli, e si agisca decisamente: rapido censimento, interrogatorio degli elementi sospetti, fucilazione degli indiziati.
  (Queste direttive evidentemente valgono per la Croazia nella quale non esistono vincoli imposti dall'autorità civile; però possono, con alcune limitazioni ed adattamenti, servire di norma per le nostre azioni).
  - Ci si abitui a tendere agguati nei boschi come fanno i ribelli.  Le truppe si abituino a sostare fuori perché l'azione di agguato possa dare i frutti desiderati.
  - Non si portino a casa i prigionieri: in genere rappresentano un peso morto che rende poco o niente.
  - Si proteggano gli informatori (ad una mia osservazione circa la massima difficoltà di trovare informatori per il sistema sbrigativo adottato dai ribelli e circa l'opportunità di assicurare agli informatori sfruttati un sicuro rifugio in Italia, l'Ecc. Ambrosio ha risposto che, per i casi in cui gli informatori abbiano reso molto e bene, si inoltrino le proposte all'armata).
  - I posti guardia siano rafforzati con ripari o reticolati.
  - Si diffidi sempre di tutti, specie dei prefetti (l'Ecc. Ambrosio forse alludeva alle autorità croate che dovrebbero, teoricamente, collaborare con noi).
  .................

  Nota:

  Mussolini, capo del Governo e Comandante supremo delle FF.AA., in occasione dell'anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania, tenne il 10 giugno 1941 un discorso alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni nel quale, a proposito della parte meridionale della Jugoslavia, disse: "Noi avremmo potuto, volendo, spingere i nostri confini dai Velebiti alle Alpi albanesi, ma avremmo, a mio avviso, commesso un errore. Senza contare il resto, avremmo entro le nostre frontiere parecchie centinaia di migliaia di elementi allogeni, naturalmente ostili. Ora la storia antica, ma sopratutto la recente, dimostra che gli Stati devono tendere a realizzare il massimo della loro unità etnica e spirituale in modo da far coincidere a un certo punto i tre elementi: razza, nazione, Stato. Gli Stati che si caricano di troppi elementi alloglotti hanno una vita travagliata. Può essere talvolta inevitabile di averli per ragioni supreme di sicurezza strategica: bisogna adottare verso di essi un trattamento speciale, premesso, bene inteso, la loro assoluta lealtà di cittadini verso lo Stato. Comunque, quando l'etnia non va d'accordo con la geografia, è l'etnia che deve muoversi; gli scambi di popolazioni e l'esodo di parti di esse sono provvidenziali, perché portano a far coincidere i confini politici con quelli razziali".

("Il Piccolo" di Trieste, 11 giugno 1941).

 

Fonte: NAW, T - 821, R - 271. p. 501-512

 

 

 

8 gennaio 1942: Appunti e verbale dell'incontro indetto dal Comandante dell'XI Corpo d'Armata presso il Comando della divisione "Granatieri di Sardegna"

ARGOMENTI DA TRATTARE

  1°) - NECESSITA' DI INTENSIFICARE E COMPLETARE AZIONE INFORMATIVA PER POTER RAGGIUNGERE I SEGUENTI SCOPI:
  - Risalire alla parte direttiva del movimento comunista ed irredentista, per poter finalmente individuare i capi, colpirli, toglierli via di mezzo.
  - Evitare le sorprese: ora le bande dei ribelli fanno il loro comodo: si formano, si addestrano, si spostano e noi nulla ne sappiamo - Solo ci accorgiamo quando ci attaccano di sorpresa, quindi la reazione non dà i frutti che vogliamo, anche se i nostri soldati dimostrano audacia e coraggio. Dobbiamo cioè attrezzarci per sorprendere noi, compito difficile, ma non impossibile.
  2°) - REAZIONE
  Non deve risparmiare i favoreggiatori e le loro case. E' inammissibile che i ribelli attacchino una caserma, un posto, senza che la popolazione lo sappia. E se la gente ha paura di morire per mano dei partigiani se parla, abbia altrettanta paura di morire per mano nostra se non parla.
  3°) - MODALITA' DI AZIONE CONTRO RIBELLI E NEI RASTRELLAMENTI PERIODICI O SALTUARI.
  In genere quando si fanno prigionieri, si cattura del materiale, ecc., si consegna tutto ai CC.RR. territoriali che provvedono a metterlo a disposizione della Questura.
  Altri, e non l'autorità militare, fanno le denuncie al procuratore militare del tribunale di guerra. Così ci togliamo le possibilità di continuare le nostre indagini. Si era stabilito nella prima riunione presso l'A.C. che i nostri reparti fossero accompagnati da CC.RR. delle stazioni territoriali. Ora la situazione è cambiata. Le autorità militari sono organi di polizia giudiziaria e possono fare denuncie e svolgere azione investigatrice ed informativa.
  E' però bene che CC.RR. siano con le truppe ed intervengano subito. Si provveda perché tale intervento sia effettuato dai CC.RR. delle sezioni mobilitate delle G.U. che lavorano alla nostra dipendenza.
  Ad ogni modo i comandi superiori copriranno sempre le responsabilità derivanti da una oculata ed energica applicazione dei principi sopra esposti.
  ............................

 

Fonte: NAW, T - 821, R - 271. p. 491-499

 

 

 

24 marzo 1942: Relazione dell'Alto Commissario per la provincia di Lubiana sulla situazione nella provincia.

REGNO D'ITALIA
ALTO COMMISSARIATO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA

24 marzo 1942/XX

Ufficio: SEGRETERIA PARTICOLARE
N. 501/2/Ris
OGGETTO: Situazione politica.

AL MINISTERO DELL'INTERNO
Gabinetto                                                     ROMA
ALLA DIREZIONE GENERALE DI P.S.   ROMA

  A seguito del mio foglio n. 476/7/Ris. del 20 corrente, all'oggetto "Circolare n. 3 C" del Comando della 2^ Armata e del telegramma odierno n. 498/2/Ris, ritengo doveroso ed opportuno segnalare quanto segue:
  1) Il sistema in atto dell'autorità militare di colpire popolazioni rurali inermi con l'incendio dei paesi, con l'arresto in massa delle persone valide e con l'asportazione di tutti i beni mobili, senza avere nell'assoluta maggioranza dei casi alcuni elementi positivi a carico delle popolazioni stesse, ha dato e darà i seguenti risultati:
    a) Tutti gli elementi giovani cercano di abbandonare i paesi e trasferirsi nei boschi onde evitare l'arresto e l'internamento o di essere facilmente disponibili per essere incorporati, volenti o nolenti, nei nuclei ribelli.
    b) Le popolazioni che si ritengono ingiustamente colpite diventano totalitariamente a noi nemiche e si domandano perché i reparti militari non cercano di distruggere i nuclei armati ribelli anziché colpire le popolazioni.
  2) Deputazioni di maggiorenti dei paesi dove l'autorità militare ritira i propri presidi invocano insistentemente che siano mantenuti i presidi stessi a loro tutela, scongiurando di non lasciarli alla mercé dei nuclei comunisti armati contro i quali non hanno mezzi per difendersi, dovendo poi subire la nostra reazione.
  Ciò dimostra chiaramente che le popolazioni stesse non fanno causa comune con i ribelli perché in tale caso sarebbero molto liete di veder partire i nostri presidi militari.
  3) Circa l'incendio delle località segnalate con il telegramma suddetto, allego la relazione presentatami dal Commissario del Capitanato distrettuale, concordando pienamente con le giuste considerazioni da lui fatte (nota).
  4) La mia volontà di collaborazione con l'autorità militare è assoluta, però non posso non rilevare che il Comando della 2^ Armata impartisce ordini e procede in questa Provincia del Regno come se fosse investito dei poteri di "governatore generale", ignorando che qui esiste un'autorità politica costituita con poteri di Governo e dimenticando il R.D.L. 3 maggio circa la costituzione di questa Provincia nonché il Decreto del DUCE del 19 gennaio circa la collaborazione fra l'autorità politica e militare ed inoltre le norme emanate, al riguardo, dallo stesso Comando di Armata.
  Ma oltre a ciò sta il fatto che i metodi attuati dall'autorità militare dimostrano assoluta ignoranza della situazione di questa Provincia unitamente a totale mancanza di ogni senso politico.
  Mi permetto ribadire che a mio avviso la difesa dell'ordine pubblico di questa Provincia si deve effettuare:
    a) vigilando attivamente le frontiere;
    b) mantenendo i presidi già dislocati nei centri della Provincia;
    c) ricercando i nuclei armati ribelli che, attualmente, non risulta sorpassino complessivamente circa 500 individui;
   d) distruggendo con opera di rastrellamento i nuclei stessi e aspettare di reagire soltanto in caso di loro offensiva, quando difficilmente la nostra reazione può portare a dei risultati concreti;
    e) effettuando una "guerriglia spregiudicata" e combattendo cioè i ribelli con il loro stesso sistema.
  5) L'autorità militare ha preteso di assumere in pieno la difesa dell'ordine pubblico nel territorio della Provincia.
  E' documentato che dal giorno che l'ha assunta, la situazione è peggiorata in relazione ai metodi da essa usati e peggiorerà sempre più se continuerà ad insistere negli errori commessi.
  6) Considerato quanto sopra risultano evidenti le difficoltà di ogni genere che si presentano nel governo della Provincia e le gravi ripercussioni dei metodi suddetti nei riguardi della vita oltre che politica anche economica ed amministrativa della Provincia stessa.

L'ALTO COMMISSARIO
(Emilio Grazioli)

 

(NOTA 1)
  Il 22 marzo '42 Lodovico Maffei, commissario civile per il distretto di Lubiana-dintorni riferì a Grazioli sulla fallita azione offensiva del I° gt. Granatieri del 18 marzo sul Mokrec e sull'incendio di Golo e Skrilje ed altri villaggi, nonché sulla fucilazione di cinque abitanti, fra cui il proprietario della segheria di Ustje Ivan Podlogar ecc.:
  "I danni causati dalle nominate azioni militari sono assai rilevanti e possono farsi ascendere a qualche milione. Oltre a ciò tali operazioni hanno una sensibile ripercussione nel settore politico, compromettendo quella lenta ma costante opera di penetrazione che tutti e ciascuno compie giorno per giorno nell'attuale, delicata, critica situazione del momento". (ACS, PS, AGR 1920, 1923-1945, a. 1942,b. 1, f. 1, Relazione di Maffei n. 78 pers. e confid. del 20.3.1942).
  Nonostante tutto, il 31 marzo 1942 il gen. Robotti dovette richiamare i dipendenti comandanti delle divisioni, delle GaF e dell'11° Btg. Guastatori, a proposito dell'osservazione di Grazioli circa l'inopportuna distruzione di beni materiali durante le rappresaglie. Ordinò che non si dovesse distruggere né un capo di bestiame né un kg di fieno. Agli stessi inviò un'analoga ammonizione il 9 aprile.  (Arch. INZ, f. 630/111 it., Avvertimenti di Robotti n. 02/2345 del 31.3.42 e n. 02/2643 del 9.4.1942).

(NOTA 2)
  Il 12 gennaio 1942 Grazioli aveva scritto al ministero dell'Interno e al capo della Polizia a Roma:
  "Con riferimento al mio foglio pari oggetto N. 55/RR del 20 dicembre u.s. comunico che gli inconvenienti da me preveduti si stanno verificando. Ogni Comandante di Presidio, grande o piccolo, ordina arresti in massa di persone, perquisizioni e fermi. Ognuno agisce di propria iniziativa. Occorre risolvere quindi al più presto quanto da me prospettato, onde evitare dannose ripercussioni. Ho richiamato anche l'attenzione dei Comandi Militari sui numerosi furti che vengono effettuati ai danni della popolazione e sugli incendi inutilmente provocati. Si tratta non di un metodo forte, ma bensì di un metodo stupido".  (ACS, PS, AGR 1920, 1942-45, a. 1942, b. 94, f. 102, Relazione Grazioli n. 58/segretissimo del 12.1.1942).

 

Fonte: ACS, PS, AGR 1920, 1923-1945, a. 1942, b.1, f.1; Archivio INZ, VK. f. 2/III it; Zbornik NOV, VI/2, doc. 150, 3f.

 

 

 

23 aprile 1942: Verbale del colloquio tra il Comandante dell'XI Corpo d'Armata e l'Alto Commissario per la provincia di Lubiana

COMANDO XI CORPO D'ARMATA
Ufficio Operazioni

CONVERSAZIONE CHE HA AVUTO LUOGO IL GIORNO 23 APRILE TRA IL CAPO DI S.M. E L'ALTO COMMISSARIO

  Sono stati trattati i seguenti argomenti:
  ....................

  4°) - Eccidio di Ponova vas: alla proposta di rappresaglia per l'eccidio delle sei persone della famiglia del confidente Jacopin e per l'applicazione della rappresaglia stessa, l'Alto Commissario risponde che l'autorità militare, se crede, potrà attuarla, ma che essa non verrà resa nota a mezzo manifesto, in quanto l'eccidio è avvenuto prima dell'emanazione del bando che sancisce le rappresaglie.
  Capo di S.M. ha preso atto di tale intendimento.
  ............................

  NOTA:
  Il 3 febbraio 1942, poco dopo il suo insediamento come comandante della 2^Armata, il gen. Roatta scrisse all'A.C. Grazioli che i partigiani avevano eseguito, nella provincia di Lubiana fra il 4 e il 29 gennaio, tre aggressioni a pattuglie in esplorazione, cinque aggressioni a militari isolati, di cui quattro erano rimasti uccisi, un attacco alla stazione CC.RR. di Turjak, due attacchi a edifici militari. Affermava:
  "Occorre evidentemente stroncare detta criminosa attività, in vista specie del fatto che un eventuale senso di impunità, individuale o collettivo, potrebbe costituire pericoloso incentivo. Vi chiedo pertanto, Eccellenza, se non ritenete che si possa adottare, previa notificazione, un provvedimento automatico di rappresaglia, quale la fucilazione di un certo numero di ribelli comunisti detenuti, per ogni militare soppresso proditoriamente, quando - bene inteso - non si identifichino i responsabili.
  Tengo a chiarirvi che non è un invito che Vi faccio, che non sarebbe neppure di mia competenza, ma che Vi sottometto un'idea, con preghiera di volermi cortesemente segnalare il Vostro parere in riguardo". (Arch. INZ, VK, f. 2/XII it., Lettera Roatta n. 1650 segreto, 3.2.1942).

  Il 24 aprile Grazioli e Robotti diffusero il bando frutto di una decisione congiunta:

  Considerato che continuano a verificarsi, nel territorio della provincia, efferati delitti da parte di sicari al servizio del comunismo
  Ritenuta l'assoluta necessità di stroncare con ogni mezzo tali manifestazioni criminose a tutela e a difesa dell'ordine pubblico e della tranquillità di vita della popolazione

rendono noto:

  A partire da oggi, qualora dovessero verificarsi altri omicidi o tentati omicidi a danno di appartenenti alle Forze Armate, al Corpo di Polizia, alle Amministrazioni dello Stato, di cittadini italiani, o di civili sloveni che in qualsiasi modo collaborano lealmente con le Autorità e sono ligi ai loro ordini, od anche di cittadini di altri Stati alleati od amici,
  accertati i moventi di carattere politico, o comunque lesivi del prestigio dello Stato, dei crimini di cui sopra, e rimaste infruttuose le indagini per la scoperta dei colpevoli nelle 48 ore successive al verificatosi evento delittuoso, saranno fucilati, possibilmente sul posto ove il delitto è stato commesso, elementi di cui sia stata accertata l'appartenenza al comunismo oppure sicuri favoreggiatori di attività contraria all'Autorità dello Stato.
  La misura della repressione sarà determinata in relazione alla gravità del crimine commesso e sarà resa pubblica mediante manifesto"
.
(fonte: Zbornik NOV, VI/2, doc. 168; "Slovenec" del 9.5.1942).

    Il 6 maggio Grazioli e Robotti estesero questa risoluzione anche ai fatti di violenza e sabotaggio ed al rapimento di persone, se i rapitori non le rilasciassero entro 48 ore ("Slovenec" del 9.5.1942).

  In seguito a questi proclami gli italiani (in base ai dati finora noti) fucilarono nella provincia di Lubiana 21 gruppi per un totale di 145 ostaggi.

 

Fonte: NAW, T - 821, R - 271, p. 319-320

 

Naturalmente Tone ferenc si riferisce alle fucilazioni decretate dal Tribunale di Lubiana, non comprendendo le rappresaglie effettuate dai diversi reparti militari e decise dai tribunali di guerra degli stessi.

 

 

 

30 aprile 1942: Compendio degli argomenti discussi nell'incontro del Comandante dell'XI Corpo d'Armata con l'Alto Commissario per la provincia di Lubiana

ARGOMENTI TRATTATI NELLA RIUNIONE DEL GIORNO 30 APRILE PRESSO L'ALTO COMMISSARIO, L'ECCELLENZA ROBOTTI, IL GENERALE ORLANDO, IL QUESTORE, IL FEDERALE, IL CAPO DI S.M. DELL'XI C.A. ED IL COMANDANTE DEL GRUPPO C.RR. "MILANO"

  1°) - Pattugliamento città:
  Il Questore comunica che, essendo necessario intensificare il servizio di pattugliamento, non gli è possibile coi mezzi di cui dispone provvedere alla sorveglianza per tutta la città.
  Ha perciò dovuto affidare all'Autorità Militare alcuni quartieri periferici.
  Il Federale comunica che può mettere a disposizione 60 fascisti in divisa per concorrere a questo servizio.
  Si stabilisce che essi passino alle dipendenze della Questura la quale, così rinforzata, potrà detrarre dai quartieri periferici passati in sorveglianza all'Autorità Militare - quello di Siska che continuerà ad essere sorvegliato da essa Questura.
  Per i rimanenti quartieri periferici di cui sopra provvederà la divisione Granatieri.

  2°) - Azione repressiva per attacchi tradotte
  L'Ecc. Robotti espone il colloquio avuto al riguardo con l'Ecc. Roatta e l'opinione di detta Eccellenza che fatti come gli attacchi alla tradotta possano essere considerati atti di guerra anziché atti di brigantaggio e quindi non siano punibili ai termini del bando.
   L'Ecc. Grazioli comunica che il DUCE ha approvato in pieno la lettera e lo spirito del bando e che nel caso dell'attacco alle tradotte è dell'idea sia necessario applicare le disposizioni del bando stesso.
  Ritiene che ormai non si possa attenuare, né tanto meno sospendere la nostra azione repressiva, che anzi deve essere intensificata, visto che ci si è messi su questa strada.
  Dice testualmente che: "se l'autorità militare non fucilerà lei li fucilerò io".
  Gli viene consegnato il foglio n. 02/3382 del 30 aprile relativo alla fucilazione del l° maggio di due individui sicuramente colpevoli di attività sovversiva. L'A.C. immediatamente dispone che la Questura metta a disposizione l'Eiper per l'esecuzione.
  Chiede che anche dei sei fucilati del giorno 29 vengano comunicati i nominativi e le imputazioni.

  3°) - L'Ecc. Robotti prospetta la necessità di provvedere alla sicurezza dei giovani che rifiutano di appartenere alle bande o sono fuggiti dalle bande stesse. Dice che è già stata interessata l'armata per il loro concentramento iniziale a Gonars. Occorre però che l'autorità politica risolva il problema facendo stabilire la località definitiva di internamento.
  L'A.C. assicura il suo interessamento in merito.

  4°) - L'Ecc. Robotti espone in riassunto il colloquio avuto col Podestà di Lubiana e comunica l'intendimento di quest'ultimo di chiedere all'A.C. l'autorizzazione di costituire delle milizie armate con elementi sloveni.
  L'Ecc. Robotti esprime il suo parere contrario a tale concessione.
  L A.C. dichiara che tale concessione è inammissibile per questioni di prestigio. Ad ogni modo riceverà il Podestà e, richiedendo l'elenco nominativo degli individui da armare, mirerà a guadagnare tempo perché ragioni contingenti consigliano di agire con un certo tatto nei riguardi del partito cattolico.

  5°) - Taglio boschi
  L'Ecc. Robotti chiede si provveda d'urgenza ad emanare disposizioni esecutive per il taglio dei boschi lungo le strade e le ferrovie dato che stamane l'armata ha emanato ordini al riguardo.
  L'A.C. assicura di aver già dato disposizioni alla Milizia forestale con la quale l'autorità militare potrà prendere tutti gli accordi del caso.

  6°) - L'Ecc. Robotti rappresenta la necessità di disciplinare il suono delle campane, in quanto già due volte mediante tale mezzo acustico si sono frustrate le azioni dei reparti nel senso che i ribelli, così avvertiti, hanno potuto dileguarsi in tempo.
  L'A.C. assicura che chiederà al Vescovo di limitare il suono delle campane alle sole funzioni religiose e quindi a determinate ore del giorno.

  7°) - L'A.C. chiede notizie circa lo sgombero di Petrina comunicando che i ribelli stanno bruciando il paese.
  Evidentemente è preoccupato per la sorte degli altri elementi confinari, ma è tranquillizzato dalla dichiarazione che, con la compagnia mitraglieri dell'Esercito, sono stati ritirati anche tali elementi, nonché quella parte della popolazione che sentendosi minacciata ha preferito trasferirsi.
  Il magg. Lombardi dice che nei riguardi dell'incendio non ha ancora avuto notizie sicure.
  L'Ecc. Robotti comunica che alla tutela del ponte di Brod na Kupi provvederà il V° C.A. in base a ordini già dati dal comando 2^ armata.

  8°) - Viene data comunicazione all'A.C. che è stata dichiarata "zona in situazione anormale" il territorio di alcuni comuni del Koceviano.
  L'A.C. raccomanda di limitare il più possibile nel tempo tale provvedimento che ferma la vita civile della regione.

  9°) - L'A.C. comunica che a Roma ha richiesto circa 1.300 CC.RR. per poter formare distaccamenti dell'Arma in tutti i comuni nei quali non esistono presidi e ciò per evitare che, o vengano uccisi i podestà e i segretari (come a St. Vid ) oppure vengano sottratti e distrutti i documenti annonari e di censimento (come a Fara) che vengano asportati gli apparecchi radio ritirati alla popolazione.

  10°) - L'Ecc. Robotti comunica il suo intendimento, qualora la situazione dopo il 1° maggio lo consenta o lo renda opportuno, di fare con le truppe riunite dei presidi delle puntate a ragion veduta nelle zone che risultano più infestate dai ribelli.
  Ciò sia per dimostrare che non subiamo passivamente gli avvenimenti, sia per ostacolare l'attuazione del progetto attribuito ai ribelli di raggrupparsi in grosse bande per forzare la cintura di Lubiana.
  Comunica che domani riunirà i Comandanti della divisione Granatieri e Gaf per dare le disposizioni esecutive al riguardo.

  (NOTA al punto 2)
  Siccome i partigiani del 2° Gruppo di distaccamenti nella notte del 28 aprile, avevano effettuato una sparatoria, presso Radohova vas nel Dolenjsko, contro un treno militare uccidendo due soldati e ferendone quattro, il 28 aprile Grazioli e Robotti ordinarono la fucilazione di 6 ostaggi. Tre furono prelevati dalle carceri di Lubiana e tre da quelle di Novo mesto. Questa prima fucilazione di ostaggi, come pure le successive, furono pubblicate da Grazioli e Robotti mediante un manifesto e la pubblicazione sulla stampa indicando soltanto il numero degli ostaggi, ma non i loro nomi. (Zbomik NOV, VI/2, doc. 164).
  Nella notte del 29 aprile un pattuglione del 2° Gruppo di distaccamenti partigiani sparò di nuovo nello stesso punto al treno militare ferendo 4 militari; perciò Grazioli e Robotti decisero che, per rappresaglia, si fucilassero due ostaggi, per l'esattezza Ernest Eypper e Mirko Gasperlin (ZA CK ZKS, mater. It, Lettera Robotti a Grazioli n. 02/3382 del 30.4.42; Rapporto CC.RR. Lub. 1 .5.42).

Fonte: NAW, T - 821, R - 271, p. 303-307

 

documenti tratti da Tone Ferenc, La provincia "italiana" di Lubiana. Documenti 1941- 1942, Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, Udine, 1994

INZ = Archivio Istituto di Storia contemporanea
Zbornik = Raccolta di documenti e informazioni sulla guerra di Liberazione nazionale dei popoli jugoslavi
NAW = Archivio Nazionale Washington (USA).