Crimini di guerra


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Un pezzo nascosto di storia italiana del Novecento
Il disfacimento della Jugoslavia: l’indipendenza di Slovenia e Croazia

La dissoluzione della Federazione Jugoslava ebbe inizio ufficialmente il 25 giugno 1991, quando Slovenia e Croazia proclamarono simultaneamente la propria indipendenza dal potere federativo centrale di Belgrado.
Il disfacimento della Jugoslavia multietnica di Tito però era già cominciato in seguito alla sua morte nel 1980, quando i partiti nazionalisti iniziarono ad affermarsi nelle sei repubbliche, in particolar modo in Croazia e Serbia.

In Croazia fu in particolar modo Franjo Tudjman, fondatore del partito dell’Unione Democratica Croata (HDZ) e primo Presidente croato dopo l’indipendenza, che alimentò il nazionalismo mettendo in discussione il numero delle vittime della seconda guerra mondiale, con il libro pubblicato nel 1989 intitolato Gli orrori della guerra. Il ricordo dei massacri compiuti infatti contro serbi e bosniaci durante il secondo conflitto mondiale dagli Ustascia croati di Ante Pavelić, alleati dei fascisti e dei nazisti, veniva instillato nuovamente in quegli anni tra le popolazioni jugoslave, in particolar modo in Serbia, e Tudjman infuocò il dibattito tentando di attenuare le colpe croate o addirittura negandole.

Uno degli artefici principali della rinascita del nazionalismo in Jugoslavia fu Slobodan Milošević, prima dirigente comunista, poi tra i fondatori del partito socialista ed infine presidente serbo dal 1989.
Milošević infatti, mentre i partiti nazionalisti delle altre Repubbliche alimentavano sentimenti secessionisti nei rispettivi paesi, già prima di diventare presidente iniziò a fomentare il nazionalismo serbo all’interno di tutta la Federazione Jugoslava, ed in particolar modo in Kosovo e nelle regioni croate della Krajina e della Slavonia, con l’obiettivo non dichiarato di costituire una Grande Serbia annettendo tutti quei territori confinanti che erano abitati in maggioranza da serbi, nel caso in cui la Jugoslavia avesse cessato di esistere.
Il crescente nazionalismo di Milosević trovò inoltre un appoggio culturale tra l’élite intellettuale serba quando nel 1986, guidati dallo scrittore Dobrica Cosić, alcuni studiosi pubblicarono il “Memorandum dell’Accademia Serba delle Scienze”, in cui sostenevano che i serbi erano discriminati dalla costituzione jugoslava ed era quindi necessaria una riorganizzazione statale.
La conferma dei progetti di Milošević, dapprima celati all’opinione pubblica, emersero quando Slovenia e Croazia proclamarono la propria indipendenza e la Jugoslavia dichiarò guerra alle due repubbliche ribelli; infatti lo scontro tra gli sloveni e l’Armata popolare jugoslava, controllata dai serbi, durò solo dieci giorni e causò 74 morti, mentre invece la guerra tra serbi e croati proseguì per più di 4 anni, mietendo migliaia di vite. All’inizio delle ostilità la popolazione serba in Slovenia contava infatti poche centinaia di unità, mentre in Croazia era circa il 12% della popolazione su quasi 5 milioni di abitanti.

Bibliografia:

- J.PIRJEVEC, Le Guerre Jugoslave 1991-1999, Einaudi, Torino 2014.

- J.PIRJEVEC, Serbi croati sloveni storia di tre nazioni, Il Mulino, Bologna 2002.

- J.PIRJEVEC, Tito e i suoi compagni, Einaudi, Torino 2015.

- G.SABBATUCCI-V.VIDOTTO, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Laterza, Bari 2007.

- A.BEST-J.HANHIMAKI-J.MAIOLO-K.SCHULZE, Storia delle relazioni internazionali. Il mondo nel XX secolo e oltre, Utet, Novara 2014.