Crimini di guerra


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Un pezzo nascosto di storia italiana del Novecento
La Tribuna di Ginevra - del 4 marzo 1947
Lettere da Roma

IL PROCESSO DEI CRIMINALI DI GUERRA IN ITALIA

  L'Italia non ha conosciuto nulla di simile al processo di Norimberga. Sebbene essa sia stata con la Germania il principale socio dell'Asse - al principio dell'attuale tragedia - i suoi criminali di guerra sono stati liquidati quasi tutti dagli italiani stessi. L'esecuzione di Mussolini fu ordinata dal Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia.

  In verità si poteva dubitare del fatto, poiché esso resta avvolto di mistero ed era contrario alla clausola dell'armistizio firmato con gli Alleati. Ma il C.N.L. sedente a Milano, e d'altronde sottomesso agli ordini del Governo Bonomi, prese su di sè di procedere all'esecuzione. Il sig. Ferruccio Parri, uno dei suoi membri più eminenti, mi ha dichiarato l'altro giorno: "Noi abbiamo preso, e io ne rivendico la mia parte, la responsabilità di questo gesto. Si trattava di una rivoluzione. Eravamo liberi. Non eravamo affatto occupati e l'armistizio non prevedeva affatto che lo fossimo. Non potevamo lasciare ad altri, degli stranieri il compito di una indispensabile pulizia. L'Italia ha già sufficientemente ingoiato rospi e bocconi amari". Di fatto non sembra che gli alleati abbiano mai elevato la minima obiezione contro l'esecuzione di Mussolini. La dichiarazione del sig. Ferruccio Parri non dà luogo d'altronde al minimo dubbio. L'esecuzione fu ordinata dal C.L.N. dell'Alta Italia. Questo, secondo il sig. Parri, non è d'altronde minimamente responsabile dell'orrenda esposizione dei corpi dei giustiziati. Abbiamo ricevuto la stessa assicurazione dai rappresentanti della Democrazia Cristiana e del Partito Repubblicano. Resta a sapere se l'esecuzione ebbe proprio luogo secondo le direttive del C.L. di Milano. L'identità dell'esecutore, il "Colonnello Valerio" non è mai stata rivelata. E noi crediamo di sapere che la volontà del C.L.N. di Milano fosse di trasferire Mussolini e i suoi complici a Milano, di farli giudicare sommariamente poi di procedere alla loro esecuzione sulla Piazza di Loreto, precisamente sul posto ove furono più tardi appesi, e dove dei patrioti erano stati oltraggiosamente massacrati al principio di agosto 1944. Degli ordini erano stati trasmessi al C.L. di Como per il trasferimento di Mussolini e dei suoi complici vivi a Milano. E' il "colonnello Valerio" che impedì la messa in esecuzione di questo ordine, affrettando le cose.

  Mussolini, Pavolini, Starace essendo stati eleminati, e Farinacci stesso abbattuto dai partigiani comunisti dopo una caccia senza quartiere, non restavano più criminali di guerra italiani. Bisogna classificare tra di essi il Conte Ciano. Le sue memorie hanno rivelato quanto egli fosse contrario alla guerra. Ma gli si può rimproverare di essere rimasto passivo. Lo stesso rimprovero può essere gettato in faccia ai membri del Gran Consiglio fascista i quali votarono l'ordine del giorno di Grandi e fecero cadere Mussolini il 25 luglio 1943. Ciano è stato lui stesso fucilato dai neo-fascisti. Grandi si è rifugiato in Portogallo. Le altre comparse si nascondono.

  L'epurazione fu, in Italia, seguita dall'amnistia. Certo, alcuni fascisti agitati di primo piano, quale Terruzzi, il cui sosia fu fucilato e impiccato con i gerarchi fucilati a Dongo, sono ancora in prigione. Ma i Tribunali italiani mostrano ormai una mansuetudine che si ricercherebbe invano al Nord delle Alpi. Bardi e Pollastrini, i sinistri individui che installarono al Palazzo Braschi delle camere di tortura al principio del neo-fascismo ed i cui eccessi fecero impallidire d'indignazione gli stessi generali tedeschi, non saranno condannati a morte. Il Pubblico Ministero, che ha sede a Roma, ha richiesto contro di essi soltanto delle pene di imprigionamento, molto lunghe è vero.

  Si comprende che in queste condizioni gli Alleati abbiano preferito giudicare essi stessi qualcuna delle personalità colpevoli degli eccessi più sfrontati di cui abbia sofferto la nazione Italiana. E davanti al tribunale britannico compare, a Venezia, Il Maresciallo Kesserling, ed è anche davanti ad un tribunale britannico che i generali Meltzer e Von Makensen dovettero rispondere nel dicembre scorso dell'orrenda esecuzione di 335 ostaggi, ordinata per rappresaglia per la bomba che scoppiò a Roma il 23 marzo 1944 e uccise 35 soldati tedeschi. Meltzer e Von Mackensen pagheranno con la loro vita il crimine di aver lasciato abbattere tanti innocenti. Se ancora essi non sono comparsi davanti al plotone di esecuzione, è perchè devono essere interrogati al processo di Kesserling.

  In queste condizioni la sorte del Maresciallo appare già decisa. Non vogliamo affatto con questo pregiudicare le decisioni di un Tribunale imparziale. Ma le responsabilità di Kesserling sono schiaccianti. Questo uomo pretende come quelli di Norimberga e come i suoi subordinati Meltzer e von Mackensen, di non avere che eseguito degli ordini. Ciò nondimeno egli ha lasciato violare le leggi internazionali che proibivano le rappresaglie sui civili. Egli aveva d'altronde la reputazione di essere italofilo e di voler risparmiare all'Italia i più grandi orrori che insanguinarono la Polonia e la Jugoslavia, ma non è men vero che egli abbia al suo passivo degli atti orrendi.

  Dal 22 giugno 1944 e durante parecchi mesi, Kesserling fece diffondere alla radio neo-fascista un disco della sua propria voce minacciante di morte i refrattari italiani, sarebbe a dire i cittadini che si rifiutavano di servire contro il loro stesso Paese arruolandosi nell'armata "Quisling" del neo-fascismo: il Governo legale d'Italia, residente a Bari, era in guerra contro la Germania. Migliaia di giovani furono così messi al muro e abbattuti per essere rimasti fedeli al loro Paese.

  Le rappresaglie costituiscono un altro capitolo dei capi d'accusa a carico di Kesserling. Si ignora generalmente al Nord delle Alpi, per quali orrori dovette passare l'Italia sotto l'occupazione tedesca. Nel solo villaggio di Marzabotto,a 14 Km. a sud di Bologna, due mila persone furono abbattute in questo Cedour d'Italia. Alcuni partigiani essendo apparsi in quei giorni, fu dato l'ordine di sterminare tutta la popolazione. Più di un centinaio di persone che si erano rifugiate nella chiesa vi furono falciate dalla mitragliatrice. Nelle cascine dei contadini, gli sbirri nazisti uccisero fanciulli di pochi giorni. Le scene raccontate da alcuni superstiti fanno fremere. Abbiamo visitato noi stessi Marzabotto pochi giorni dopo la tragedia. Nella chiesa distrutta abbiamo visto ancora tracce di sangue. Più di 50 fanciulli vi furono massacrati.

  L'accusa mette ancora in evidenza parecchie tragedie dello stesso genere. Talune si sono svolte in Toscana. In un luogo di questa provincia, 12 persone sono sate fucilate perchè un soldato tedesco si era ferito nel violentare una giovane donna.

  Certo, si dirà, la guerra è una cosa orribile. Essa ha sempre portato con sè degli eccessi. Ciò nonostante, si tratta, ora che tutte le leggi limitanti il male sono state violate, di ristabilire la loro potenza. Coloro che le violarono sono dei criminali di guerra, ed è a questo titolo che la giustizia internazionale si abbatte su di essi. Importa poco che il processo di Kesserling sia cominciato il giorno stesso della firma del trattato di pace, termine ultimo permettente alla giustizia britannica di funzionare ancora nella Penisola. Importava meno che Kesserling avrebbe potuto agire con maggiore crudeltà ed eguagliare quella che ebbe corso libero all'Est e nei Balcani?

  Il Maresciallo appare stanco. Vestito di un abito civile grigio, ha i tratti tesi. E' facile ammirare, dal punto di vista militare, la difesa accanita che egli fece del territorio italiano, di sottolineare che, senza aviazione, talvolta soltanto con Divisioni logore, egli seppe utilizzare tutti gli ostacoli e ritardare fino ai limiti del possibile, l'inesorabile ed inevitabile avanzata degli Alleati. A due riprese, a Trapani e a Frascati, egli restò vivo sotto le mcerie di un bombardamento aereo che lo mirava personalmente. Dopo l'ultimo sfacelo in Italia, egli si portò in Germania e fu incaricato di difendervi l'ultima ridotta. Allorquando fu catturato in Baveria dalla 7^ Armata Americana, il 9 maggio 1945, portava ancora l'uniforme blu della Luftwaff e teneva il bastone di maresciallo che, beninteso, non è più nelle mani dell'accusato di Venezia. Senza decorazioni, senza insegne, senza gradi, egli compare e deve rispondere. Il sangue di troppe vittime grida contro di lui e, quando apparve nella sala delle udienze, la madre di una di esse gridò: "Impiccate l'assassino di mio figlio".

Pierre E. BRIQUET

 

 

Questo documento era stato preparato su richiesta di Luigi Gasparotto, mentre ricopriva la carica di Ministro della Difesa, e gli venne consegnato il 21 marzo 1947; si tratta di un articolo tratto da "La Tribune de Genéve" del 4.3.1947dal titolo "Les procés des criminels de guerre en Italie".


Fonte: Fondo Gasparotto b. 9 fasc. 35, presso archivio Fondazione ISEC (Istituto per la Storia dell'Età Contemporanea), Sesto S.Giovanni (Mi).